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Generare un moto ondoso virtuoso

 

Una relazione di intima condivisione di umanità

di Damiana Chicco
allieva del terzo anno del corso triennale di formazione in counseling professionale di Collage Counseling

Gettare un sasso nell’acqua che possa generare attorno a sé un piccolo moto ondoso di interesse. Questo concetto rappresenta per me la base della mia visione del counseling; rappresenta come ho conosciuto questa relazione di aiuto e che cosa mi porta giorno dopo giorno a proseguire il percorso di formazione intrapreso due anni fa.

Il counseling è una relazione in cui uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell’altro la crescita, lo sviluppo, la maturità e il raggiungimento di un agire più integrato. Porta a una valorizzazione maggiore delle risorse personali e a una maggiore possibilità di espressione. Una delle motivazioni che mi spinge a voler diventare una counselor professionista è la possibilità di creare un circolo virtuoso (moto ondoso) da cui più esseri umani possano trarre beneficio. Nello specifico, ho testato sulla mia pelle la concretezza di un approccio corporeo e voglio esserne testimone.

La comunicazione non avviene solo a partire da processi verbali e cognitivi, ma anche e soprattutto attraverso i contenuti energetici e gli atteggiamenti corporei. Diventarne davvero consapevole ha portato un valore aggiunto importantissimo nella mia relazione con l’altro, ma specialmente nella comprensione di quello che succede mentre siamo in relazione.

“Ciò che tu sei parla a voce così alta che non riesco a sentire ciò che dici” è una frase di Rollo May che a mio avviso racchiude tutto. Il nostro corpo non mente e sentirlo davvero nel corpo è stata per me la più potente scoperta. Mi è successo di trovarmi in un deserto senza stelle e senza bussola, in uno spazio vuoto di senso in cui mi sono affidata a un counselor, che è diventato il mio compagno di viaggio, colui che aveva gli strumenti per orientarsi.

Nessuno è indenne da momenti di difficoltà e non a caso il termine cinese che significa crisi è composto da due caratteri che corrispondono a pericolo e opportunità. Il counseling ci offre l’opportunità di osservare il nostro mondo con un’altra lente, e magari apriamo gli occhi verso qualcosa di nuovo. Spesso, senza neanche saperlo, mi sono irrigidita nelle mie idee ponendomi dei limiti. Oggi credo che chi non si aspetta l’inaspettato non troverà la verità. Il decondizionamento dai pregiudizi non può essere soltanto superficiale o cognitivo, ma deve essere profondo, perché le convinzioni inconsce, implicite, si organizzano a livello somatico formando un pattern di resistenza che filtra tutta la visione della realtà.

Nel counseling la centralità della relazione è imprescindibile: non c’è una procedura, qualcosa da seguire schematicamente. La relazione è qualcosa che si vive nel momento presente. Il counselor restituisce al cliente il potere sulle proprie scelte, facilitando in lui un processo di autovalutazione e autoregolazione, quindi di assunzione di responsabilità rispetto al proprio percorso di crescita. Il professionista facilita il processo, non lo determina. Il cliente esplora in libertà ciò che vuole. È fondamentale che ci sia un clima di rispetto, fiducia e parità in cui l’inaccettabile è accolto e trasformato in una relazione di intima condivisione di umanità. Solo così è possibile trovare il coraggio di diventare se stessi.

L’empatia è la qualità che consente di entrare in contatto con l’essenza dell’altro. La congruenza è uno stato interiore in virtù del quale il proprio agire non si discosta dal proprio sentire. È empatia con se stessi nel presente, uno stato di coerenza. Nel counseling è fondamentale trasmettere al cliente un profondo senso di accoglienza: ti comprendo, ti accetto, ti rispetto, siamo diversi e va bene così. In realtà, sarebbe bello poterlo estendere a qualsiasi tipo di relazione partendo dal presupposto che ognuno di noi è unico. Carl Rogers ha affermato “quello che sono è sufficiente, se solo riesco a esserlo”. A mano a mano che le persone diventano più consapevoli, più capaci di esprimersi e più padrone di sé, acquistano grounding. L’auspicio è essere radicati e centrati nella propria verità, accettando se stessi e i propri vissuti.

La vera compassione consiste nell’amare se stessi, rispettare le proprie esigenze, i propri limiti e le proprie reali capacità. La mia più grande conquista è concedermi e permettermi di lasciarmi andare a un’audace vulnerabilità attraverso un nutriente processo di auto esplorazione.

Faccio quello che sento e sento quel che faccio, dico quel che penso e penso quel che dico: è il viaggio più bello che io potessi iniziare.

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