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Partendo dall’assunto che corpo e mente sono funzionalmente identici (quel che accade nell’uno riflette quel che accade nell’altra e viceversa), da un lato associa il lavoro sul corpo a quello sulla mente per aiutare le persone a risolvere i propri problemi esistenziali e relazionali e a realizzare al meglio le proprie capacità di provare piacere e gioia di vivere.
Ma grazie alle cosiddette “classi di esercizi” (gli esercizi bioenergetici messi a punto da Alexander Lowen e dalla moglie Leslie fin dagli anni Sessanta), la Bioenergetica si è rivelata una disciplina molto utile anche al di fuori dell’ambito propriamente terapeutico. Semplice ed efficace, alla portata di tutti, permette di intervenire sulle tensioni muscolari e sullo stress, per migliorare il proprio rapporto con la fisicità in funzione di un maggior benessere generale. Praticati in modo regolare (almeno una volta alla settimana), gli esercizi bioenergetici consentono infatti di ritrovare la possibilità di abbandonarsi piacevolmente al fluire dell’energia.
Con il termine energia possiamo intendere, di volta in volta, forza, benessere, coraggio, apertura, desiderio: l’energia è in senso lato ciò che ci mantiene vivi e vitali, in rapporto positivo con la realtà che ci circonda e in grado di agire efficacemente nel mondo. Dai tempi più antichi l’uomo ha cercato di identificare questa energia in una sorta di ‘forza vitale’, che spiegasse la vita stessa e le sue espressioni, non solo umane ma di tutto l’universo.
Nel secolo scorso, il medico e psicologo Wilhelm Reich (1897-1957), allievo di Sigmund Freud, ha dedicato gran parte della propria esistenza allo studio e all’utilizzo di un’energia vitale universale, da lui chiamata orgone, in grado di essere ‘accumulata’ e incanalata a fini terapeutici. Reich era arrivato a questa scoperta partendo dalla propria esperienza clinica di psicoanalista, durante la quale aveva avuto modo di cogliere il legame profondo tra psiche e corpo, fino a elaborare una visione olistica dell’essere umano che lo portò a diventare, in Occidente, uno dei pionieri dell’approccio psico-corporeo. Lowen, che di Reich fu paziente e allievo, trasse da lui le basi del proprio approccio terapeutico.
Alla base delle Bioenergetica c’è dunque, come dice il nome, il concetto di energia e di vita: perché la vita, ridotta all’essenziale, vuol dire proprio introdurre energia nel corpo attraverso la respirazione e l’alimentazione, elaborarla con il metabolismo e scaricarla nell’azione, nel movimento. Nell’organismo vitale sano, infatti, l’energia fluisce naturalmente nel corpo; la sua quantità e l’uso che ne facciamo determinano la risposta alle diverse situazioni.
Processi energetici, vitalità, salute sono dunque correlati: più siamo vivi, più energia abbiamo e viceversa. E mentre i bambini esprimono flessibilità, eccitazione e gioia, in età adulta, pur non potendo evitare il processo d’invecchiamento che porta alla rigidità assoluta della morte, possiamo almeno intervenire sulle tensioni muscolari croniche dovute a stress e conflitti emotivi irrisolti, che cristallizzandosi formano una vera e propria “struttura” caratteriale rigida, in cui ci ritroviamo imprigionati.
La Bioenergetica fonda la propria base teoretica sulla teoria del carattere, che Lowen mutuò da Reich e ampliò, con elementi attinti alla psicologia dello sviluppo, fino a farne un vero e proprio caposaldo del proprio approccio.
L’“armatura caratteriale” di cui parla Lowen è una struttura che si forma nei primi anni di vita, come difesa rispetto a un ambiente percepito come insoddisfacente o addirittura negativo a fronte dei nostri bisogni. È una risposta di adattamento e sopravvivenza, la più funzionale possibile che il bambino riesce a mettere in atto in risposta alle esperienze che fa nella quotidiana relazione con il mondo: da quella con la madre (compresi i nove mesi di gestazione prima della nascita) a quella con il padre, e più in generale con la famiglia – compresi eventuali fratelli e sorelle – e via via con le altre persone con le quali entra in relazione.
L’armatura carattero-muscolare che si forma negli anni finisce però con il diventare una struttura permanente e disfunzionale, fatta di atteggiamenti e comportamenti stereotipati, compulsivi, automatici, che “imprigionano” l’individuo, una volta diventato adulto, limitandone la libertà e il libero arbitrio anche quando si trova a fare esperienze in situazioni ambientali e relazionali che non richiederebbero più quel tipo di difesa.
Lowen identifica cinque strutture o tipi caratteriali – schizoide, orale, masochista, psicopatico e rigido, ai quali si aggiunge il carattere simbiotico studiato da Stephen Johnson – che si sviluppano a partire da altrettanti bisogni/diritti fondamentali negati al bambino e corrispondono, da adulti, ad altrettante modalità fondamentali di “vedere il mondo”, ovvero di interpretare e deformare nevroticamente la realtà, oltre che di agire in essa.
Tali strutture o stili caratteriali costituiscono, nel loro insieme, una “mappa di personalità” utilissima alla comprensione di come gli esseri umani si comportano, si atteggiano, si relazionano nel mondo.
Per questo motivo, nell’approccio bioenergetico-gestaltico integrato di Collage viene dato ampio spazio alla mappa bioenergetica, che si completa con quella dell’Enneagramma, nella convinzione che tale mappa offra al futuro counselor un interessantissimo ed efficace strumento d’indagine sia per lavorare su di sé, come agente di profonda trasformazione, sia nella relazione d’aiuto con il cliente.
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